FESTIVAL TRANSFEMMINISTA QUEER
11 e 12 giugno 2016
in villa vegan occupata

due giorni di discussioni, laboratori, condivisione, musica, socialità. per affinare le armi della critica contro il patriarcato e l’eteronormatività in un ottica di attacco permanente a tutte le strutture di potere.

 

programma:

venerdì 10 giugno

giornata di lavori, se ti va vieni a dare una mano.

 

sabato 11 giugno

9.00 colazione

10.00 presentazione del festival

11.00 autodifesa transfemminista genderqueer [non misto]:

un’introduzione pratica all’autodifesa per darci strumenti, condividere tecniche e rafforzarci contro la violenza sessista e omo-transfobica.

13.00 pranzo

15.00 carcere e genere, una doppia oppressione:

cosa sappiamo della situazione di donne e persone trans nelle carceri?

con l’intervento del collettivo di barcellona “revuelta en la galera” [https://revueltaenlagalera.wordpress.com/]

Revuelta en la galera nasce dalla necessità di agire in ambito anticarcerario, in particolare nell’ambito delle recluse che vengono socialmente riconosciute donne. Il nostro obiettivo è quello di cercare di instaurare dei legami che ci permettano di oltrepassare i muri dell’isolamento e portare fuori voci e testimonianze. Vogliamo essere un canale, un mezzo di connessione tra quello spazio chiuso, ridotto e privo di possibilità che è il carcere e tutto ciò che succede al di fuori.

Non crediamo nell’utilità della privazione della libertà in alcun caso. La reclusione ha un ruolo in questa società: crea paura e ne mantiene l’ordine. Per questo, è molto più che sola repressone: è una punizione per gli atti “criminali” compiuti dalle persone più povere che devono essere d’esempio per gli altri e le altre.

Per le donne il carcere rappresenta l’ultimo anello della repressione, continua il controllo sociale e normativo latente esercitato in tutti i contesti sociali a partire dalla famiglia e dalla coppia. Il carcere è la punizione per chi osa sfuggire al controllo sociale; è la risposta di questa società all’autodifesa. Per noi il carcere è il modo in cui il
patriarcato punisce le donne che non obbediscono ai dogmi e lo fa per due ragioni: perché non sono state rispettate le regole del gioco sociale e perché non si corrisponde alle norme sessiste della società.

Inoltre, abbiamo rilevato all’interno della lotta anticarceraria una mancanza di analisi antipatriarcale e per questo riteniamo necessario integrare nel nostro discorso una riflessione e una pratica che ci permettano di riconoscere, rendere visibile e combattere tutte le forme di controllo usate dallo stato e dal patriarcato sulle donne/individualità riconosciute socialmente come donne.

Vogliamo riflettere e lottare contro tutto questo sistema opprimente con le prigioniere, non al loro posto. È importante agire tenendo conto delle persone che vivono in prima persona questa realtà e i contesti sociali nei quali la prigionia è una realtà quotidiana. Per questo abbiamo la volontà di ascoltare le necessità che nascono da dentro, partire da lì, disposte a cambiare, per vedere come si possa strutturare una lotta anticarceraria che non sia assistenzialista. Pensiamo che sapere che ci sono persone interessate a quello che succede dentro e che instaurino la comunicazione con il mondo esterno possa rafforzare rapporti di solidarietà per far fronte all’ostilità della prigionia e alle aberrazioni quotidiane.

Vogliamo creare punti d’incontro partendo da una presenza regolare alle porte del carcere (Wad-Ras di Barcellona) per fare in modo che le persone prigioniere, amiche e familiari sappiano dell’esistenza del collettivo. Lavoriamo insieme alla Biblioteca La Evasion e vogliamo creare una rete con altri collettivi della città.

Vogliamo iniziare a usare Radio Bronka come strumento per connettere l’interno con l’esterno, creare uno spazio di scambio e accorciare le distanze che i muri ci impongono. La nostra idea è quella di fare un programma anticarcerario con diversi obiettivi: dibattere e diffondere ciò che riguarda donne e galere, far conoscere collettivi e individualità impegnate su questo fronte, ma anche dare la possibilità alle persone vicine alle prigioniere di intervenire nel programma per dedicare messaggi che si possano ascoltare dentro e condividere le informazioni che ci arrivano dal carcere. Ci piacerebbe fare in modo che le prigioniere possano chiamare direttamente il programma.

Anche se il nostro collettivo ha scelto di dedicare particolare attenzione alla realtà delle prigioniere solidarizziamo con chiunque si stato privato di libertà. La nostra lotta vuole inserirsi in un quadro intersezionale, di liberazione totale, abolizionista e anarchico.

Crediamo che le galere non debbano esistere. Non crediamo nel reinserimento in questa società. Crediamo che le galere continueranno ad esistere finché verranno difese da un sistema che ne ha bisogno e che ha gli strumenti psicologici per giustificarle.

ABBATTIAMO I MURI DELLE PRIGIONI

17.00 laboratorio ludico-femminista di autodifesa verbale “le cornacchie”

aperto a chi si vive sessismo, lesbofobia e transfobia.

Dei tizi che ti fischiano per strada. Un altro che commenta su come sei vestita, o sei troppo bella o sei troppo grassa. Quello che si prende tutto lo spazio sull’autobus, ai concerti o nelle discussioni. Chi ti chiede se sei una donna o un uomo. I tuoi genitori che ti chiedono quando ti sposi e quando avrai dei figli. Il medico che vuole che tu prenda assolutamente degli ormoni perché hai troppi peli per una ragazza…
Pensando a tutte le possibili situazioni di violenza verbale misogina, machista, sessista, lesbofobica e transfobica, abbiamo voglia di reagire! …ma a volte la risposta giusta ci viene in mente troppo tardi… Allora perché non partecipare ad un laboratorio in cui condividere le tecniche di autodifesa verbale, frasi semplici o sconvolgenti, silenzi efficaci che abbiamo sperimentato? L’idea non è di dare una lezione su come dovremmo reagire ma di condividere le nostre esperienze per creare uno strumento che ognuna possa fare suo.

 

17.00 confronto sul privilegio maschile – parte 1

un workshop interattivo nel quale vogliamo iniziare ad affrontare questioni che riguardano uomini cisgenere su privilegio maschile, sessismo e altra merda che pensiamo ci riguardi. Non l’abbiamo pensato come un workshop non-misto, ma è stato preparato da uomini cis etero/bisessuali/pansessuali, basandoci sulle nostre esperienze, per chiunque si vive il privilegio maschile.

19.00 cena

21.00 teatro – “Mi chiamo Egon, diario di un uomo transessuale”:”:

Egon è un uomo transessuale, madre di due figl*, che ha scritto, nell’anno che lo ha portato all’inizio della TOS, la terapia ormonale sostitutiva, un diario in cui ha registrato le sue paure, le sue inquietudini, la sua esaltazione per essersi riconosciuto, l’emozione per la nascita sociale dell’uomo che viveva dentro di lui, l’incontro con le teorie queer, le difficoltà burocratiche del percorso, l’ostilità del mondo esterno ma anche, spesso, del mondo interiore.
Egli scrive in un passo di questo diario:
“Io sono un uomo transessuale.
E non sono un trans perché voglio rinnegare la donna che è in me, perché mi vergogno di lei, anzi scoprendomi trans ho capito che riuscirò a far splendere di puro orgoglio la mia parte femminile, che non è niente di tutto quello che si professa in giro sull’eterno femminino e sopratutto riuscirò a far splendere la persona che veramente sono. Ego-n.
Evviva la chimera Egon, perché sua è questa vita”.
Ed è per raccontare questa storia, la storia dell’inizio di una transizione FtM, che nasce questo spettacolo, tra pezzi di diario, video interviste, citazioni di libri e musica.

 

domenica 12 giugno

9.00 colazione

11.00 autodifesa transfemminista genderqueer [non misto].

11.00 confronto sul privilegio maschile – parte 2.

13.00 pranzo

15.00 breve storia della lotta armata contro l’ etero-patriarcato, a cura della distro “coños como llamas” [https://distrienllamas.noblogs.org/]

l’eperienza rivoluzionaria del femminismo e dei movimenti LGBTQI radicali è stata sistematicamente messa a tacere, tanto nella storiografia tradizionale come in quella autonoma, con il fine di perpetuare un’immagine delle donne e delle persone non eterosessuali e transgenere, come dei soggetti passivi, deboli e incapaci di organizzarsi per opporre una resistenza diretta contro l’oppressione.

quest’immagine è propedeutica al potere, crea discorsi che possono trovare spazio in parlamento, in azienda, che contribuiscono a creare una società più democratica e anche a buona parte dei movimenti anarchici fa comodo pensare al femminismo come qualcosa di riformista, che pensa solo alle proprie ovaie, così da non dover mettere in discussione ruoli e privilegi.

in verità esistono molti femminismi: alcuni hanno deciso di spostare il potere da un lato all’altro, senza distruggerlo, generando realtà come quote rosa, sbirre, capitalismo gay ecc; altri hanno deciso di afferrarsi ad un’identità binaria, parzializzando la lotta e distaccandosi dalle altre realtà rivoluzionarie. Estistono, però, anche molte esperienze che non possono essere riassorbite dal potere e che, a partire da una sensibilità antipatriarcale, sono riuscite a colpire la totalità di un sistema del quale il patriarcato è solo uno degli agenti oppessori.

queste lotte hanno creato momenti di frattura, di azione diretta, di caos nelle strade e anche nelle carceri.

con questa presentazione si cercherà di ricostruire parte della nostra herstoria dimenticata a partire dagli anni 60 fino ad oggi, nel tentativo che queste esperienze possano servire come base di riflessione nella costruzione di una lotta per la liberazione totale e resistenza contro l’esistente.

17.00 laboratorio sul consenso:

la complessità delle relazioni va oltre un sì o un no. Alleniamoci a riconoscere ed esprimere i nostri desideri, a capire e rispettare quelli altrui. Perché il sesso sia sempre quell’esperienza eccitante e divertente che vorresti.

[partecipazione massima: 30 persone]

19.00 tiriamo le somme:

momento conclusivo di riflessione e confronto.

20.00 cena

22.00 djset bellavita, porta la musica che vorresti ascoltare.

 

Ci sarà l’area campeggio, porta la tenda e il sacco a pelo.
Cucina vegana, la villa è uno spazio antispecista: non ci fa piacere che qui venga mangiato cibo derivante da corpi animali.

Porta la distro, l’antizanzare e lascia a casa il cane. Ci sono animali liberi!

Per maggiori informazioni: festivalqueertransfemminista [chiocciola] autistici [punto] org

villa vegan occupata
via litta modignani 66, milano
metro M3 affori fn – bus 40, 41

ATTENZIONE: nel manifesto e nei volantini cartacei che abbiamo distribuito in giro c’è un errore. L’indirizzo è sbagliato: NON è via litta modigliani, ma via litta modignani. Speriamo di non creare troppa confusione, scusateci c:

FESTIVAL TRANSFEMMINISTA QUEER
11 e 12 giugno 2016
in villa vegan occupata
Due giorni di discussioni, laboratori, condivisione, musica, socialità. per affinare le armi della critica contro il patriarcato e l’eteronormatività in un ottica di attacco permanente a tutte le strutture di potere.
Prossimamente il programma completo su: festivalqueertransfemminista.noblogs.org
festival2016